Il figliol prodigo: il ritorno alla bellezza


Un padre e un figlio: immagine di bellezza
Se leggiamo il brano biblico del Ritorno del figliol prodigo, ci sembra che la scena si svolga sempre in una relazione a due fra il padre che attende e il figlio che ritorna. La prima impressione, invece, che emerge nell'opera di Chagall è la partecipazione cosmica di questo ritorno. La scena al centro è il classico tema del figlio che ritorna a casa. Dopo un lungo vagare, dopo tante avventure, dopo aver sperimentato la fame e la miseria, ecco che il giovane sente la necessità di tornare a casa, di tornare da suo padre per farsi dar da mangiare. Non vuole la dignità di figlio, ma semplicemente essere sfamato, costretto anche a fare il servo in casa sua pur di riempire lo stomaco. Ma per il padre, quel ragazzo che torna stanco e smagrito, sarà sempre suo figlio. Pur nella statica del momento in cui si abbracciano, possiamo riconoscere le linee del movimento di un padre che ha corso incontro al figlio e che si piega verso di lui dalla sua altezza. E, dall'altra parte, possiamo riconoscere le gambe di un figlio che sembrano non reggere più per la fatica. Il figlio si sta per inginocchiare, ma è il padre che si china su di lui. Quasi a dirci che, dinanzi a nostro padre, dinanzi ai nostri genitori, non ci potrà mai essere occasione di inginocchiarci. Perchè i nostri genitori ci hanno dato alla luce per vivere in una posizione eretta, per riconoscere l'altissima dignità di figli. Ecco perchè il nome più grande che possiamo dare a Dio è Papà. Perchè egli ci rimette in piedi, ci ridona quella dignità che per stanchezza o per necessità rischiamo sempre di perdere. Inoltre, essere genitore è proprio in questo chinarsi verso il proprio figlio, essere in una posizione più alta per indicare l'adultità, ma anche saper scendere verso il proprio figlio, abbracciarlo e portarlo a sè. Questo padre, allora, non ha da sè solo la posizione eretta, simbolo dell'autorità, ma anche qualcosa di materno e di femminile, questo chinarsi verso, questo pro-tendersi verso il figlio. Il gesto del padre è lo stesso gesto di una madre che abbraccia il proprio figlio, lo stesso gesto di tenerezza, che riecheggia la misericordia di Dio. 
La popolazione esultante
Intorno alla centralità del padre e del figlio c'è la popolazione del villaggio. Sono uomini e donne di tutti i giorni, impegnati nelle loro azioni quotidiane che, tuttavia, si concentrano sulla scena, rimangono fissi a guardare questo momento così importante. E nel guardare l'attimo dell'abbraccio eterno del padre e del figlio esultano, facendo loro da abbraccio all'immagine centrale. La scena non è solo del padre e del figlio ma coinvolge tutta la popolazione. Come quando guardiamo due persone che si amano e ne siamo felici perchè la bellezza di quel momento coinvolge anche noi, ci rende un po' più belli. Questa è l'essenza stessa della bellezza, il suo propagarsi e il suo contagiare. Dinanzi alla bellezza potremmo anche rimanere freddi e indifferenti, ma la bellezza stessa ci entra dentro quando abbiamo un cuore in grado di guardarla, un cuore umano. Chi non si fa contagiare dalla bellezza è perchè ha smartrito proprio questo senso di umanità, ha smarrito la vulnerabilità della propria carne. Nasce un nuovo movimento, circolare. Da una parte padre e figlio che si abbracciano generano bellezza. La bellezza coinvolge tutti coloro che sono intorno e, l'esultanza di questi ultimi rinvigorisce l'intensità dell'abbraccio. Come a dire che quando vediamo bellezza e ne proviamo gioia, l'intensità del momento stesso sembra eccedere il tempo e lo spazio fino a formare un circolo eterno.
La città illuminata dal sole: i luoghi della bellezza
tuttavia, non è solo la popolazione che partecipa a questo ritorno. Ci sono anche gli animali che, per Chagall, sono la viva natura del cosmo. Per il nostro pittore, gli animali sono la natura stessa di essere vivente, tant'è che anche lui spesso si ritrae con un animale o come un animale. Attorno al padre e al figlio, insomma, c'è tutto il mondo degli esseri viventi, sia uomini e donne con il loro da fare e le loro storie, come anche gli animali con la loro semplicità vivente. Ma tutto questo non basta, ad esultare è anche la città posta sullo sfondo. Se gli animali sono la vita naturale, la città è la vita culturale di una città, la vita degli uomini fra gli uomini che producono cultura. Infatti, la città non è indefinita, ma anche nelle rapide pennellate conserva una urbanistica tipica dei villaggi: la chiesa al centro e le case intorno. Non è una città ideale, ma è la città di tutti i giorni che viene illuminata da un sole nuovo e di cui, spesso, forse ignora anche l'esistenza. La città di Chagall è la città illuminata dalla luce del sole in cui poter trovare, quindi, la stessa energia divina. La città di Chagall è la città che forma un abbraccio di sfondo alla popolazione, quasi a dire che è nella città che risplende la bellezza di Dio, in quei luoghi che per noi sono importanti mentre ad altri non dicono proprio nulla. 
Il fratello che torna dai campi: l'impatto della bellezza
sullo sfondo, dietro la città, ecco che si scorge una sagoma isolata. Non sappiamo chi sia, ma dal racconto evangelico sappiamo che il figlio che ritorna dal padre aveva anche un fratello che era nei campi proprio mentre torna suo fratello. Potremmo immaginare che quella sagoma sia proprio il fratello maggiore che torna dai campi. Egli è colui che si trova fuori dall'abbraccio del padre, fuori dall'abbraccio della popolazione, fuori dall'abbraccio della città, fuori da qualsiasi cosa. Egli è colui che aspetta fuori e che non vuole partecipare alla gioia del ritorno di suo fratello, che chiamerà, appunto, figlio di suo padre e non suo fratello. Il fratello maggiore, tuttavia, non è l'escluso ma colui che si esclude dall'abbraccio, colui che è proteso maggiormente a difendere i propri diritti e a rinfacciare i propri obblighi piuttosto che cedere al perdono. La bellezza di un gesto, allora, non solo coinvolge ma può anche dar fastidio, può anche inquietare. Perchè la bellezza non ha il significato che vogliamo darle noi, ma sfugge sempre a qualsiasi significato. La bellezza non ragiona con le nostre categorie ma, al tempo stesso, riempie di senso la nostra vita quando ce ne lasciamo coinvolgere. Così avviene con Dio, tanto che Dio si rivela sempre come bellezza. Ma l'impatto con la bellezza non è ancora una scelta di coinvolgimento, proprio perchè lasciarsi coinvolgere dalla bellezza è una scelta. Ecco perchè se da una parte scegliamo di non farci coinvolgere dalla bellezza, tuttavia il suo impatto su di noi è inevitabile. 
Il pittore narratore: trascrivere la bellezza
Tornando sulla prima linea del quadro, improvvisamente, scorgiamo il pittore stesso. Chagall è al tempo stesso l'esecutore dell'opera e parte dell'opera. E si trova proprio in prima linea a contemplare la bellezza di quell'abbraccio. Se il fratello maggiore si trova fuori dalla bellezza perchè sceglie di non coinvolgersi, il pittore è colui che vive dentro la bellezza che crea, dentro la bellezza che desidera esprimere. Questo è Chagall, colui che vive della bellezza di un mondo a cui egli stesso appartiene. Gli abiti, gli usi, la città, i colori ricordano specificatamente il mondo di Chagall, la sua Russia. La bellezza non è altrove, ma lì dove siamo, nel luogo a cui apparteniamo. Il ritorno del figlio prodigo, poi, non è il ritorno di un figlio qualsiasi, ma il ritorno del pittore stesso. Figlio e artista sono fin troppo somiglianti per non esserci fra loro alcuna relazione. Sono così tanto somiglianti che potremmo dire che il pittore è il figlio stesso nel momento di trascrizione di quello che ha vissuto. Se il figlio è colui che si trova nel gesto della bellezza dell'abbraccio paterno, il pittore è colui che cerca di trascrivere quell'avvenimento che ha vissuto in prima persona. E parliamo di una trascrizione perchè Chagall non cerca di descrivere il come sono avvenute le cose ma di esprimere tutto quello che egli ha provato in quel momento, in quello stesso abbraccio. Un istante in cui il gesto dell'abbraccio è divenuto simbolo di un mondo riconciliato, di una riconciliazione interiore che si irradia in tutto l'universo. Questa è la gioia di quello che chiamiamo perdono. L'essere perdonati non è solo un sentimento di oblio dei fatti precedenti, ma è la riconciliazione con il tutto, con tutto ciò che ci circonda. Perchè solo con un cuore riconciliato, la bellezza può ancora esprimersi, anche nella nostra storia. 

Commenti