Un baratro è l’uomo e il suo cuore un abisso



Caro Pavel, una espressione del Salmo 63, mi lascia sempre estremamente perplesso: un baratro è l’uomo e il suo cuore un abisso. Significa non solo che l’uomo è un barato, che l’essere umano è un mistero, ma anche che il suo cuore è un abisso, un ulteriore mistero. A pensarci bene, la vita di ciascuno di noi è così, dinanzi a questo mistero insondabile che siamo. Nessuno di noi sa con certezza ciò che lo attende nella vita, nessuno di noi potrebbe programmare per filo e per segno la propria vita, nessuno di noi potrebbe rimanere con gli stessi pensieri per tutta la vita, neanche provare il medesimo sentimento per tutta la vita. Perché questi anni che viviamo, per quanto possano essere pochi o tanti, saranno sempre l’esposizione ad un rischio enorme che è quello della libertà. Un rischio che richiama ad una mancanza, che geneticamente siamo. Eppure, una mancanza che è baratro, che non si stanca mai di riscoprirsi. Un baratro di libertà, un mistero che richiama un altro mistero abissale, che è quello del nostro cuore. Dove il cuore, nella Scrittura, è il centro propulsore di tutta la persona, il suo centro unificante. Ebbene, se noi siamo un baratro, se ciascuno di noi vive esposto alla libertà, ecco che l’essenza di noi stessi è un abisso, un ulteriore mistero. Un mistero che richiama un mistero, ecco chi è l’essere umano, ecco chi è ciascuno di noi. E chi può illuminare questo mistero è solo il Mistero stesso, il Mistero di un Dio che ci ha creato mistero, per cui il rischio della libertà diviene opportunità di rivelazione, tempo opportuno per riconoscerci abisso di libertà.

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