Il Vangelo secondo Giovanni: fra l'amore e la violenza



Una delle ultime canzoni dei Baustelle è il vangelo di Giovanni contenuto nell'album Amore e violenza. Già il titolo ci richiama a qualcosa di sacro o, meglio, ad una prospettiva di amore e violenza dal punto di vista del sacro. Ed è, infatti, il Vangelo secondo Giovanni che maggiormente racchiude questa dialettica fra amore e violenza in Cristo Gesù, con il tema dell'ora. Fin dalle prime battute del Vangelo, Gesù dice che non è ancora giunta la sua ora, e non si comprende mai quale ora sia, fino a quando nel Getsemani dirà ai suoi discepoli che è giunta l'ora. L'ora di Gesù è sempre l'ora della Passione, l'ora in cui l'amore e la violenza si toccano così tanto da quasi non riuscire più a distinguerle. La risposta alla violenza sembra essere l'amore e la risposta dell'amore genera sempre più violenza, dallo schiaffo che Gesù riceve nel Sinedrio all'Ecce Homo di Pilato. Eppure, dalle parole dei Baustelle comprendiamo anche altro. 
Il quotidiano e l'ora
La prima strofa della canzone richiama scene sempre più quotidiane. Dai giorni senza fine fino alle canottiere stese ad asciugare passando per il sudore del cantiere, tutto richiama un quotidiano che è anche contestualizzato nel tempo: la fine dell'estate. Ed è proprio la fine dell'estate, questo passaggio di stagione che diviene uno spartiacque di inquietudine. C'è un qualcosa che bisogna risvegliare o su cui ritornare, ma non si sa bene cosa. C'è un qualcosa che ci spinge oltre ma che non riusciamo a raggiungere. Come se fossimo chiusi in una campana di vetro e non riuscissimo a sorpassare quella coltre che ci separa da chi siamo davvero. La quotidianità, allora, può diventare una trappola di malinconia se non riusciamo a guardare oltre, se non riusciamo a riconoscere che siamo dinanzi ad un mistero. E questo mistero è il senso che diamo alla nostra vita, al nostro quotidiano. Oltre i giorni che passano, la nostra domanda è di un senso che colleghi ieri a domani nell'oggi. Potremmo dire, un'ora nel senso che Gesù ha dato a questo termine. Infatti, l'ora di Gesù, il momento della sua passione, morte e resurrezione, ha dato senso a tutta la sua vita, ad ogni giorni, ad ogni volto incontrato come ad ogni segno compiuto. Senza quest'ora, senza questo senso, ecco che la rabbia diventa cieca e non sappiamo più dove andare a ricercare il significato di ogni singolo giorno. Senza quest'ora, questo mistero che ci caratterizza in quanto esseri umani, anche la musica leggera si trasforma in banalità e resta poco tempo per capire anche il significato dell'amore, la mia vera identità, chi sono davvero. L'ora di Gesù non ha solo dato senso ai suoi giorni, ma ha anche rivelato chi egli fosse davvero, il Figlio di Dio che fra amore e violenza rivela il mistero del Padre donando lo Spirito. 
La realtà intorno: il volto e il segno
La seconda strofa della canzone, invece, sembra allargare l'orizzonte. Non abbiamo più una situazione quotidiana ma una situazione universale. Tanti eventi su scala mondiale dalle orde di stranieri alle lettere del papa sulla fedeltà del cane. Tante cose che ci circondano e a cui non riusciamo a trovare un senso. Se prima non riuscivamo a trovare un senso in noi, ora il senso non riusciamo a trovarlo fuori di noi, fino a non riuscire a sopportare una esistenza che si rivela con violenza. Sembra strano che fin d'ora abbiamo sempre parlato di amore e violenza, mentre ora scorgiamo solo violenza. Perchè quando guardiamo la realtà intorno a noi, ciò che fa più rumore è la violenza e se non riusciamo a sopportare questa violenze l'unico modo per lottare è l'amore. Infatti, tornando al Vangelo di Giovanni, dinanzi all'ora di cui parla Gesù ritroviamo sempre dei segni che compie e dei volti. Nel video della canzone, come nel Vangelo di Giovanni ritroviamo un sacco di volti diversi e strani che circondano Gesù: dagli Sposi di Cana, alla Samaritana, passando per Nicodemo, tutti volti di persone diverse, dal rispettabile dottore della Legge alla donna di dubbia reputazione, per giungere anche ai volti amici di Lazzaro, Marta e Maria o quello di Pietro o di Giuda o degli altri discepoli. Tutte persone che Gesù incontra e che attraversano la vita di Gesù. Tutte persone segnate dalla sofferenza o dall'inquietudine e dinanzi a cui Gesù compie dei segni. Solo nel Vangelo secondo Giovanni ritroviamo la parola segno al posto di miracolo, quasi ad indicare che la cosa più strabiliante di ogni gesto di Gesù è il suo riuscire a segnare le vite degli altri. Tutto il correre degli eventi che ci sono attorno ha il loro fine e il loro senso nelle persone che incontriamo, come Gesù e in Gesù.
L'amore vinto e vincitore: la croce 
L'ultima attenzione vogliamo riporla nel video. Ad un certo punto il ritmo della canzone cessa e ciò che emerge è solo la rabbia e la confusione. La scena di una comunità di recupero diviene un moderno Getsemani dove tutte le nostre angosce e malattie spirituali ritroviamo senso nell'angoscia che ha provato Gesù nell'Orto degli Ulivi, nella solitudine e nella notte del mondo. Tutta quella inquietudine che ci caratterizzava fin dall'inizio della canzone si concentra nell'angoscia e nella solitudine della scelta di affrontare il male. Il Getsemani, allora, non è solo il luogo della solitudine, ma anche il luogo della scelta, non solo il luogo della violenza ma anche quello dell'amore. E la sacralità dell'amore e della violenza inizia dal Getsemani, dall'ora di Gesù e continuerà per tutta la passione, fino alla morte e alla resurrezione. Tutto questo avviene quando quella rabbia diviene scelta di abbracciare, un prendere su di sè l'altro, consapevoli che l'altro può anche tradirci in quel gesto di affetto. Infatti, proprio quando quel ragazzo che era al centro del gruppo, abbraccia un uomo inquietante, ecco che riceve un colpo mortale, un tradimento. Questo è il nostro Giuda, colui che commette violenza su di noi e che scegliamo di abbracciare. Ma questo è anche il Giuda che siamo noi nei nostri confronti, quando scegliamo di farci del male. Nell'abbraccio dei due, l'amore e la violenza combattono la loro battaglia. Ed anche quando sembra aver vinto la violenza con quella ferita mortale, ecco che l'uomo ferito si trasfigura in un Crocifisso, sorretto da tanti altri, da tutta la comunità. La ferita mortale diviene seme di una comunità. L'amore trionfa proprio lì dove la violenza sembra avere la meglio, perchè questo è il grande mistero della croce. Un amore che Cristo ha acceso su questa terra. 

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