La Crocifissione bianca, la luce e la compassione
La scelta della croce
La Crocifissione bianca di Marc Chagall è forse una delle opere che maggiormente sintetizza la catastrofe, il dolore e la speranza del Novecento. Tutto parte dal dramma ebraico che ha origini non nel Novecento ma in ogni epoca e in ogni luogo. Il popolo ebraico, a cui Chagall appartiene, ha sempre vissuto momenti di estremo dolore a causa delle mille e mille persecuzioni. Chagall tenta di narrare questo dolore attraverso una delle più importanti figure ebraiche sofferenti ovvero Cristo Gesù. Paradossalmente, proprio lui per Chagall diviene il simbolo del popolo ebraico sofferente. Ma, Cristo non racchiude in sè solo la sofferenza del popolo ebraico, ma ogni sofferenza di ieri come di oggi. Infatti, colui che viene crocifisso non è solo un ebreo marginale ma il Figlio di Dio, colui che prende su di sè tutte le sofferenze del mondo e le porta sulla croce. Per questo, il sacrificio espiatorio di Gesù non è solo una tragica conseguenza delle sue parole, ma una scelta che Gesù ha fatto nella croce una volta per tutte e ogni giorno della sua vita mettendosi accanto ai sofferenti e ai lebbrosi, come anche alle prostitute e agli eretici. La croce, allora, diviene la scelta di Dio di entrare nelle sofferenze di ciascuno di noi e di prenderle su di sè, per portarci in sè, nella resurrezione.
Il Tempio e la fiamma
Al centro dell'opera di Chagall ritroviamo, appunto, il Crocifisso vestito con il classico tallit ebraico a significare le sue radici ebraiche, come anche il turbante in testa che si riferisce al sacerdozio di Aronne, colui che offre i sacrifici a Dio nella Scrittura. La barba di Gesù è quella tipica del rabbino, del maestro della sapienza divina che, al tempo stesso, finisce crocifisso perchè perseguitato. Attorno alla croce centrale e predominante dell'opera abbiamo intorno tutta una serie di sofferenze che ciascuno di noi vede e vive. Partendo dalla fiamma che guizza dal Tempio sulla destra di Gesù che indica il velo del Tempio che si squarciò in due al momento della morte di Gesù, fino al lutto che provano gli ebrei sopra Gesù ritroviamo tutta la gamma del dolore umano ma non tratteggiato in maniera macabra ma sempre e comunque con un velo di dolcezza e di compassione.
Partendo dalla fiamma sulla destra di Gesù, possiamo ritrovare il simbolo di una rivelazione vera di Gesù soprattutto quando il velo del Tempio si squarcia. Nella sofferenza più atroce, proprio nel grido massimo di Gesù e il suo morire ritroviamo l'apice della rivelazione di Dio, quando non c'è più alcun velo che ci separa da Dio. Nel nostro buio più atroce, nelle sofferenze più o meno manifeste, ecco che lì Dio si rivela pienamente, perchè nella sofferenza impariamo sempre più a relativizzare ciò che prima ci sembrava troppo importante. La sofferenza, allora, ci avvicina a Dio non perchè scegliamo di soffrire o perchè Dio voglia la nostra sofferenza, ma perchè nella sofferenza entriamo in un modo altro di guardare alla nostra vita e alle cose.
I
l discepolato come coraggio della non indifferenza
Dalla fiamma che guizza dal Tempio che diviene coprotagonista della crocifissione di Gesù, partono tutte le altre sofferenze dell'essere umano. La prima sofferenza è quella dell'ebreo costretto a scappare, simbolo di ogni persona costretta a lasciare la propria casa per motivi di guerra. Ma l'ebreo errante diviene anche simbolo di ciascuno di noi che è costretto a recidere i legami con le proprie radici, con la propria storia, con i propri luoghi. La distruzione della nostra vita ci porta alla necessità di scappare per trovare ancora porti sicuri. A questo ebreo errante, fanno eco una madre che sembra uscire proprio da quadro, come anche tre anziani che sembrano fuggire via dal Golgota. A controbilanciare la fiamma dal Tempio, Chagall ha inserito sulla parte sinistra della croce l'ulteriore distruzione provocata dalla guerra di ieri come di oggi. Uomini armati, case bruciate, gente costretta a partire in barconi di fortuna, sembrano riecheggiare non solo il dramma del Novecento ma, addirittura, di stamattina. E la nostra fede in Cristo Crocifisso è nel non rimanere indifferenti dinanzi a queste spire di morte e violenza. Il coraggio del cristianesimo di oggi, del discepolato di Cristo nel postmoderno, è nel non poter rimanere indifferenti dinanzi a questa terza guerra mondiale a pezzi. Sopra la croce, infine, ritroviamo il grande lamento degli uomini e delle donne che non riescono più a vedere tutte queste atrocità e domandano il segno della fine. Al tempo stesso, però, annunciano con il loro lamento che non possiamo rimanere indifferenti dinanzi a tutto questo, urlano la loro compassione per i mali di un popolo che sono, oggi, i mali di tutti i popoli, migranti, rifugiati, disperati, sofferenti, poveri Cristi di questa grande umanità.
L
a fine non è giunta: tenere accesa una lampada
Ma la fine non è ancora giunta. e tutto sembra remare verso la disperazione e la resa dinanzi al male, un raggio di luce continua fra le nubi. Un raggio che splende proprio sulla croce ad annunciare che la morte non è l'ultima parola dell'essere umano, ma che tutta questa morte attende la resurrezione. Fra le nubi nere compare la grazia di Dio proprio in Cristo Gesù, proprio nella sua croce che è già resurrezione. Non perchè Gesù non abbia sofferto sulla croce, ma perchè nella croce tutta la Trinità si avvicina a noi, tutta la Trinità si mette dalla parte delle nostre sofferenze e le illumina. Proprio perchè siamo consapevoli di questa resurrezione, proprio perchè abbiamo sperimentato la resurrezione nelle nostre debolezze e fragilità, ecco che siamo chiamati ad una missione. E la missione di ogni cristiano, come di ogni persone che lotta per la giustizia e la bellezza, è tenere accesa la lampada ai piedi della croce. Qui, tutti insieme, ai piedi della croce accendiamo una luce per tutte le sofferenze umane, come per tutta la nostra attesa e il desiderio di resurrezione. Perchè ad ogni nostra domanda umana, ci sarà sempre la risposta del Padre, perchè Cristo stesso ha fatto sue tutte le nostre domande. Lì, sulla croce.
Commenti
Posta un commento