L'alba è già qua





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Le macerie del passato e il timore del giudizio
Non si può tornare indietro, nemmeno di un minuto. Questa è la regola di questo gioco che è la vita. Una vita che passa e, troppo spesso, sentiamo passarci addosso, sentiamo che va via senza poterla fermare. Ed è vero, non possiamo arrestare questa vita e non possiamo aggiungere un minuto in più o tornare indietro. Ma, nonostante tutto, la scelta che abbiamo non è quella di tornare indietro, ma quella di rimanere dove siamo oppure di andare avanti. Fra queste due scelte: la prima significa rimanere bloccati in una stasi senza ritorno e senza perchè, la seconda scegliere continuamente di superare le situazioni e di superare anche se stessi. La vita, allora, ci sembra essere un flusso continuo pur nella sua discontinuità e, a prescindere dalle nostre stesse scelte, la vita continua e non si ferma. La domanda, così, è cosa farne di questa vita. La nostra più grande preoccupazione più o meno manifesta, in questa vita, però, è quella di essere giudicati. Ci muoviamo sempre fra le macerie di un passato che non c'è più e il timore degli altri. Ma questo fino a quando non troviamo un senso a questa vita. E il senso che troviamo non è semplicemente ciò che governa le nostre scelte, ma una prospettiva nuova, una risposta alle nostre domande, una novità nelle nostre stesse sofferenze. La nostalgia di un passato ricco di sogni, ci fa ripiegare entro i nostri spazi, oppure ci permette di rimettere in gioco i nostri desideri. 
L'incontro con uno sguardo
Ma da cosa dipendono le nostre scelte? Cosa ci permette di muoverci o di rimanere fermi nei nostri confini? Quegli sguardi che si incrociano a metà. Il margine per iniziare a vivere davvero è in uno sguardo, in ciò che permane in noi durante tutta la nostra vita. Il riconoscimento della nostra unicità è nello sguardo. Ed è uno sguardo che ci permette di non essere giudicati, di entrare in una libertà che doni dignità a noi stessi e agli altri. Oggi, la maggior parte dei nostri conflitti li viviamo attraverso i profili e non attraverso lo sguardo. Perchè il nostro sguardo non è fatto per reggere un conflitto, ma per amare, per provare compassione. Quando due sguardi si incrociano, sono già a metà strada. Anche se la vita scorre senza fermarsi, le nostre scelte dipendono dall'incontro con gli altri. Se veniamo giudicati dagli altri, allora, rimaniamo fermi, come carne da macello nelle mani del tecnocrate di turno. Ma uno sguardo che non giudica, uno sguardo pieno d'amore, uno sguardo vivo, curioso e vispo, lascia aperto un nuovo margine per cominciare a vivere
L'alba è già qua: fra normalità e novità
Quando avviene questo incontro con uno sguardo, allora possiamo dire che l'alba è già qua. Dove l'alba non è solo un tempo metereologico o una scansione della giornata ma il simbolo della novità. Anche se l'alba sorge tutti i giorni, essa rimane sempre e comunque un simbolo di novità. E quale novità maggiore della resurrezione di Cristo? Questa è la nostra maggiore novità. Perchè la resurrezione di Gesù non è solo un cadavere che resuscita ma una condizione completamente nuova di ogni essere umano attraverso Cristo Gesù. Così, anche se viviamo la resurrezione ogni anno attraverso il calendario liturgico, essa è la continua novità della vita. Perchè la resurrezione di Cristo non è solo un punto nel programma liturgico, ma è la vita che eccede e che riscopre le sue stesse origini. La novità della vita, dunque, diviene un tornare alle origini, un frammento di eternità che viviamo oggi, in questo giorno. Non è solo qualcosa da aspettare nel futuro, ma è già qua. Lo sguardo dell'altro, la relazione con l'altro, quando apre uno squarcio di novità, apre il margine alla resurrezione. La scelta di andare avanti in questa vita ha origine nelle nostre resurrezioni come scelta di una prospettiva nuova. 
Alla ricerca della luce: la poesia dell'anima
Da questa resurrezione, da questa novità di vita che ribalta ogni nostra prospettiva, ci mettiamo alla ricerca della luce. E la luce che cerchiamo non è solo un fenomeno fisico, come l'alba non è solo un fenomeno metereologico. La luce di cui parliamo e di cui ci mettiamo in ricerca è ciò che ci permette di illuminare tutta la nostra vita, di dare forma alla nostra vita. Per questo, la luce che cerchiamo è una luce artistica, una luce poetica che da forma all'anima, che ci permette di vivere un'armonia con noi stessi e con gli altri. Un'armonia che non è la stasi della carne da macello, ma la diffusione della luce e la profusione della bellezza. La resurrezione di Cristo è contagiosa non perchè ci dica cosa dobbiamo fare o non attira perchè sia un insieme di norme e regole, ma perchè in essa ritroviamo una bellezza nuova, una esplosione di vita oltre ogni stasi. Ecco perchè ciò che da forma all'anima è la Parola che permette intesa come comunicazione con gli altri ma anche come relazione nuova con gli altri. 
Diversità e comunione
La resurrezione di Cristo, allora, si gioca e vibra nelle relazioni con gli altri. Non basta fare dei discorsi sulla resurrezione, anche perchè neanche i discepoli di Gesù, come neanche le donne andate al sepolcro sanno dire come sia accaduta la resurrezione. Per loro, come anche per noi, la resurrezione non è un semplice fatto fra tanti, come non è neanche un insieme di discorsi e di giustificazioni, ma è un avvenimento che attrae e contagia, il fondamento mistico. Semplicemente non è un discorso da fare o un fatto sic et sempliciter, perchè la resurrezione è la vita completamente diversa che chiama alla comunione integrale. Diversità e comunione ci permettono di vivere la resurrezione con gli altri. Perchè la resurrezione ci permette di capire che la diversità è irriducibile alle nostre categorie, e che possiamo entrare in comunione con gli altri proprio perchè sono diversi. La resurrezione, allora, non è discorso ma dialogo con gli altri. Dialogo perchè fra noi e gli altri c'è il Logos che, per noi, è Cristo Risorto. 
Una nuova prospettiva sulla società
La relazione con gli altri, poi, non è solo una relazione a due, ma si ripercuote nella società stessa. Non c'è resurrezione cristiana senza un impatto sociale. Molte volte ci perdiamo in discorsi troppo teologici o in sentimentalismi carismatici. Più che fare tanti discorsi, la resurrezione di Cristo è in un dialogo con il mondo di oggi. L'annuncio di Cristo passa attraverso la grande mutazione che va in esplorazione di terre emerse dove piantare un nuovo rituale. Questo nuovo rituale è l'annuncio di Cristo, in una dimensione missionaria della vita che parte dalla soglia di casa, dal sepolcro vuoto del nostro cuore. Così, la resurrezione di Cristo ci permette di gettare uno sguardo nuovo sulle migrazioni, sulla corruzione, sul degrado sociale, sulle opportunità che offre questo mondo, sulle nuove capacità dell'essere umano. La resurrezione non blocca, non ci aliena, non ci conformizza, non ci fa giudicare gli altri, ma ci permette di amare e di tracciare nuovi percorsi, nuovi margini di vita. 
Vivere nelle possibilità: il margine della vita
Il margine di vita è la nuova possibilità. La speranza che ci dona la resurrezione è resistere allo sconforto, alla rassegnazione, alla pacatezza. La speranza è nel pensare e nel provare sempre nuove possibilità, nuove vie di resurrezione per noi, per gli altri, per il mondo intero. La vita, allora, non è più statica, non ha più contorni netti, ma ha margini sfumati. Margini che ci permettono di vivere in questo mondo da uomini e donne liberi, che ci permettono di vedere la bellezza lì dove gli altri vedono solo macerie. La resurrezione è la nuova vita che è ancora troppo poco dire vita. La speranza cristiana è frutto della resurrezione non perchè ci spinge a sperare qualcosa che non si avvererà mai o qualcosa di troppo astratto e lontano dalla nostra vita. La speranza è una tensione di possibilità altre, una resurrezione già qua, come l'alba. 


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