Per una spiritualità politica
Consultazioni: alleanze impossibili
Dopo il risultato delle elezioni politiche del 4 marzo 2018, non siamo ancora riusciti a conoscere il nome del Premier. Sono stati scelti i presidenti di Camera e Senato, ma non sappiamo ancora chi governerà il nostro Paese. La legge elettorale, pur con le sue pecche, ha dato favorevoli il Movimento 5 Stelle e la coalizione di Centro Destra. Tuttavia, nessuno è riuscito ad ottenere una maggioranza netta o, almeno, il 30% così da poter avere il premio di maggioranza. Le consultazioni dei diversi partiti e forze politiche di questi giorni, allora, servono a Mattarella per comprendere la rete di alleanze che si possono intessere affinchè il Paese possa avere un governo. La situazione, però, è ad un punto morto in quanto il Movimento 5 Stelle tenta di fare un'alleanza con il Partito Democratico, ma il PD sembra voler andare all'opposizione dato il crollo del consenso politico alle ultime elezioni. Allora, il Movimento pensa di fare un'alleanza con la Lega di Salvini, che ha ricevuto più voti. Tuttavia, la Lega appartiene ad una coalizione di cui fa parte anche Silvio Berlusconi, che non gode della simpatia dei Pentastellati. Per questo, neanche Salvini sa cosa fare dal momento che non può abbandonare Berlusconi, ma non può neanche stringere un'alleanza con Di Maio, dal momento che Berlusconi non vuole. Dinanzi a questo stallo, spetterà a Mattarella scegliere cosa fare. Nel frattempo, però, possiamo fermarci un secondo e porci alcune domande. La prima domanda che mi viene in mente è: come siamo giunti a questo? Era inevitabile? Che ruolo hanno ancora i partiti nella politica? Che cosa posso fare io? Che cosa può fare ciascuno di noi in quanto battezzato e cristiano? Che cosa può fare ciascun cittadino in tutta questa situazione? Tante domande che non hanno ancora risposte, ma la domanda che maggiormente mi preme è: cosa può dire tutto questo alla mia fede in Cristo Risorto? E cosa può dire la mia fede in Cristo Risorto a tutta questa situazione politica? Infatti, ciò che maggiormente mi spaventa è che, in tutta questa situazione politica, noi cristiani non c'eravamo.
Politica e fede
La questione dei cristiani in politica è annosa e faticosa. Dopo il crollo della Democrazia Cristiana, sembra che nessun politico esca più dall'area cattolica. Sembra che i laici si siano ritirati nelle sacrestie a sgranare rosari e con la perenne paura che qualcosa possa cambiare. Per carità, non c'è nulla di male nel pregare il rosario, ma sembra che tutte le nostre preghiere, tutti i nostri riti, tutto il culto verso Dio non sia più in grado di creare cultura e, soprattutto, cultura politica. Ancora oggi, sembra che quei pochi cattolici che si impegnano in politica vengano tacciati di modernismo, comunismo, orizzontalismo, insomma, di ogni -ismo possibile. E mentre la nostra fede non è in grado di dire più nulla alla vita sociale e politica di questo Paese, come di molti altri Paesi, subiamo anche un drastico calo di fedeli e di partecipanti alle attività parrocchiali e comunitarie. Le due cose sembra andare in parallelo, quasi a dire che se la fede non ha più nulla a che vedere con la politica, perde il contatto quotidiano con la gente. E, quando parliamo di politica, non intendiamo solo il governo che bisogna creare in questi giorni, ma tutte quelle attività e riflessioni che hanno delle ripercussioni al modo con cui l'essere umano vive insieme ad altri esseri umani. La politica, infatti, è questo risolvere i problemi comuni con gli altri. Ad oggi, sembra che la nostra fede, dunque, non sappia più cosa dire alla politica e la politica non entri nella fede. Due sfere separate, di una stessa umanità che cerca risposte.
Il potere e la Scrittura: dal re al servizio
Eppure, la Scrittura non ci insegna questo. Molto spesso, quando si tratta della questione politica e fede, ci piace citare la frase di Gesù: date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio. Frase che Gesù ha detto guardando una moneta con incisa l'immagine di Cesare. La frase che Gesù dice, allora, non indica una separazione delle sfere, ma un dialogo fra Dio e colui che è l'immagine di Dio ovvero l'essere umano. Quando Gesù dice di dare a Cesare quello che è di Cesare sta indicando la moneta con la sua effige incisa, non che bisogna disinteressarsi della politica o che la fede non si interessi della politica. Gesù ci indica che la vera immagine dell'essere umano non è quella del potere e dell'economia ma è quella di Dio. Ecco perchè dare a Dio quello che è di Dio indica una dinamica di liberazione dell'essere umano da ogni potere, per riscoprire la sua vera immagine divina. Anzi, a questo aggiungiamo che tutta la Scrittura è intrisa di politica non perchè favorisca un partito o un altro ma perchè la relazione fra l'essere umano e Dio implica tutta la vita dell'essere umano, dai grandi eventi di liberazione al lavoro di ogni giorno. Sarebbe, quindi, quasi impossibile citare ogni passo biblico dove Dio entra in relazione con il suo popolo per liberarlo dalla schiavitù, oppure come Gesù entri in una relazione liberante con tutte le persone che incontra. Basti pensare alla Pasqua, che lega il popolo di Israele e il compimento di Cristo, sotto il segno della liberazione. Ma non una liberazione individuale, ma una liberazione sempre comunitaria, che ha ripercussioni sulla vita individuale e sulla vita sociale. La vita di fede, allora, non può prescindere da questo dialogo di ogni uomo e di ogni donna con Dio Uno e Trino che ha ripercussioni nelle relazioni che viviamo con gli altri, quindi ripercussioni politiche. E la vera politica, nella Scrittura, la vera liberazione dell'essere umano, è nel servizio. Non si tratta di potere, ma di cercare insieme agli altri un orizzonte comune, una possibilità di cambiamento, insieme e oltre il governo stesso.
Dal potere alla comunità: i segni dei tempi
Uno dei grandi segni dei tempi di oggi, a mio parere, è la voglia di comunità. La delega dei problemi politici ha prodotto sempre più un individualismo esasperato. La società complessa, poi, ha fatto sì che non riuscissimo mai a sapere tutto e in maniera chiara, per questo da una parte evitiamo ogni possibile confronto serio, dall'altra il solo metodo che abbiamo per attaccare e per difenderci sono i social network. A questo si aggiunga una ricerca esasperata di identità forti o di leader carismatici che sappiano dirci per filo e per segno come stanno davvero le cose. L'arte del pensare, l'amore per la sapienza, il tempo per la riflessione e la meditazione sembrano essere stati cestinati o relegati in soffitta. Oggi è il tempo della velocità, dell'iper comunicazione e dell'iper informazione. Tuttavia, non sappiamo con chi condividere tutto questo, con chi entrare in contatto fisicamente, con chi poterci confrontare sul territorio. Tutto rimane sempre troppo aleatorio e virtuale, mentre abbiamo bisogno di un confronto corporeo, che inglobi tutti i sensi e tutta la nostra corporeità. Per questo, percepiamo sempre più il bisogno di comunità, ovvero di persone che sappiano confrontarsi, che imparino a vedere il mondo, a capire e a conoscere in relazione, in rete, anche attraverso il conflitto, perchè il conflitto non è negativo se ci porta a ridimensionare le nostre opinioni e a riconoscere che le opinioni altrui possono essere anche migliori delle nostre. Fino ad ora abbiamo delegato troppo, abbiamo lasciato che altri scegliessero per noi e che noi non scegliessimo neanche chi dovesse scegliere per noi. E questo ci ha portato a disaffezionarci alla politica come all'impegno sociale, come all'altro in generale. Ma nel nostro intimo più profondo, percepiamo sempre il bisogno di parlare dinanzi a qualcuno che ci ascolti, il bisogno di poter ascoltare l'altro, il bisogno di condividere anche ciò che abbiamo con l'altro, di arricchire la nostra vita di interessi e di idee condivise. Ebbene, in nome di quel Dio Uno e Trino, di quel Dio che è Egli stesso in relazione, Padre, Figlio e Spirito, possiamo costruire e ricostruire comunità. L'aiuto che, oggi, noi cristiani in particolare possiamo dare alla politica è costruire comunità, giorno dopo giorno, quotidiano dopo quotidiano. Senza timore che le cose possano sfuggirci di mano, senza paura di sbagliare, senza timore di ritorsioni, perchè quel Cristo Risorto sta in mezzo ad una comunità.
Mistica arte: per una spiritualità della politica
In questo lavoro quotidiano di ricucire comunità, di formare e informare il territorio, di custodire e di far crescere la fede propria e altrui attraverso la Scrittura, la Tradizione e il Magistero, possiamo riscoprire una spiritualità della politica. Il vescovo di Molfetta, don Tonino Bello, parlava della politica come mistica arte, in quanto fare politica significa, sostanzialmente, costruire relazioni. Ed oggi noi abbiamo molte più possibilità dei nostri genitori di poter costruire relazioni, ci occorre solo dar forma a queste relazioni attraverso un pensiero, un emozione e una passione che travalichino gli affari personali. Ecco perchè una spiritualità politica ci insegna come rimanere con il cuore libero, come servire, come entrare in una relazione umana con gli altri, senza pretendere che gli altri si conformino a noi. Insomma, una spiritualità politica ci insegna come vivere in questo mondo, in quest'epoca, in questo secolo, sulle orme di Cristo Risorto. Entrando in relazione con lui, toccando le sue piaghe nei tanti problemi che si giocano sulla pelle della gente, portando a tutti il profumo della resurrezione attraverso la fede, la speranza, la carità. Perchè, tutto sommato, questo basta per vivere da persone politiche, da uomini e donne credenti e credibili, in Cristo Risorto.
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