Può un cieco guidare un altro cieco? Questa è la domanda che
Cristo poneva ai suoi discepoli nell’Evangelo di Luca (6,39) e di Matteo
(15,14). Ebbene, una visione di molti anni dopo ci dà la risposta a questa
domanda. Risposta che Gesù aveva già dato e che Peter Bruegel ci fa vedere. Può
un cieco guidare un altro cieco? Non finiranno tutti e due in un fosso? La
domanda retorica di Gesù viene reinterpretata da Bruegel con ben sei ciechi che
camminano in fila indiana. entrambi si fidano di colui che hanno davanti, solo
che non si rendono ancora conto che il primo è già caduto in un fosso, dove
anche il secondo sta per cadere. Il dipinto, per come è costruito, secondo una
parabola matematica, ci suggerisce che anche tutti gli altri cadranno nel
fosso. Perché ovviamente un cieco non può guidare un altro cieco. Ciò che
Bruegel ci fa vedere plasticamente, tuttavia, va a rafforzare la simbolica che
c’è dietro alle affermazioni di Gesù. Infatti, il cieco non è solo colui che è
fisicamente cieco, ma è colui che non è stato illuminato, colui che non conosce
la strada e che vuole condurre gli altri, per sentieri che neanche lui conosce.
E quando parliamo di guida, ciò che fisicamente vediamo nel dipinto di Bruegel
è la metafora dell’accompagnamento di cui anche Gesù parla. Un accompagnamento
che riguarda tutta la vita, che è accompagnamento della vita. Un cieco che
guida un altro cieco è il sintomo di una persona che desidera dare consigli
agli altri senza avere la sapienza e la capacità di leggere se stessa. Il mondo
è pieno di ciechi che desiderano guidare altri ciechi e, molto probabilmente,
anche noi, nella nostra presunzione, siamo stati ciechi guide di ciechi, in
quanto siamo stati fin troppo bravi, rapidi e frettolosi nel dispensare
consigli. Il cieco che viene rappresentato qui, infatti, non è il cieco che è
capace di guardare oltre, come lo era nella tradizione antica. Qui il cieco è
l’inesperto, colui che non ha sapienza e che crede di averla. Non stiamo
parlando di una tecnica di accompagnamento, ciò a cui molto più spesso
aneliamo, ma ad un sapienza pratica che è difficile trovare ancora in un mondo
altamente tecnico-specializzato. E la cecità nel guidare gli altri fa finire
sia noi che gli alti in fosso, perché la guida di un cieco è aggiungere cecità
a cecità, far sì che coloro che non vedono e che si affidano a noi, possano non
vedere e peggiorare nella loro vista, fino a cadere nel fosso, nelle nostre
piccole morti quotidiane. Per questo, accettare consigli è sempre ricordarsi
della visione parziale di un consiglio, rendersi conto se l’altro è davvero una
persona che ha fatto esperienza e che ha gettato luce sulla dinamica su cui io
sono cieco, oppure è anche lui un cieco.
Perché l’unico consiglio autentico che possiamo accettare è aprire gli occhi e
guardare le cose da una prospettiva diversa, dallo sguardo di chi ci guarda.
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