Florenskij, un avvenimento umano e intellettuale 5. La paternità spirituale: annuncio e denuncia



Dopo aver frequentato la Facoltà di Matematica e Fisica a Mosca, ormai già addentrato in un cammino di conversione spirituale, Florenskij rifiuta la cattedra di Matematica per iscriversi all’Accademia Teologica di Mosca. Una scelta coraggiosa, anche considerando il clima positivista, come anche di profondo rinnovamento intellettuale che stava fermentando in Russia proprio in quegli anni. Ma, forse, proprio spinto da questo rinnovamento intellettuale, ecco che Florenskij scegli di frequentare l’Accademia Teologica, come anche di rielaborare, ancora durante gli anni di studio, un sistema che abbia come elemento chiave una conoscenza cristiana del mondo, un progetto di filosofia della religione in grado di portare la conoscenza allo spartiacque fra il visibile e l’invisibile. Ma questo progetto filosofico non riflette solo l’indole epistemologica di Florenskij ma anche il suo impegno spirituale e sociale. Nel 1905, infatti, Florenskij è impegnato a livello sociale, politico ed ecclesiale proprio per tentare di spronare la Chiesa ortodossa ad uscire da forte nazionalismo monarchico in cui si trovava. In questo stesso anno aderisce al Bratsvo chiristianskoj bor’by (I fratelli di lotta cristiana), un movimento che si preoccupa di spornare la Chiesa ortodossa ad uscire dall’intreccio con il potere zarista. 
A questo ci occorre aggiungere che, proprio nel 1905, c’è il primo tentativo di protesta contro il governo zarista. Un gruppo di persone, guidate da un presbitero di nome Georgij Gapon, si apprestava a raggiungere pacificamente il Palazzo d’Inverno. La rivolta, che somigliava più ad una processione che ad una vera e propria rivolta violenta, fu repressa nel sangue e i soldati della guardia zarista spararono sulla folla inerme. Florenskij non rimase indifferente a tutto questo e nel 1906 scrisse una famosa omelia dal titolo Il grido del sangue, pronunciato in occasione del Venerdì Santo. In un passo di questa omelia leggiamo:
Hanno giustiziato il Cristo e la gente taceva, non Lo difendeva. Stanno martoriando il Suo corpo e noi di nuovo, di nuovo sprofondiamo nella complicità vergognosa ed egoistica con gli assassini e i violentatori. Stando qui, in questo luogo santo, appare terribile già il solo pensiero di coloro che, può darsi, nascostamente simpatizzano con gli assassini. O avete forse dimenticato che quelli che vengono massacrati sono nostri fratelli, che colui che non ama il fratello mente quando proclama il suo amore per Dio? Guardate, persino i non credenti sono migliori dei cristiani ortodossi: i primi almeno amano i propri fratelli, mentre i cristiani non amano né Dio né i fratelli. O voi continuate a non capire che è ancora e sempre Cristo a cui sparano, che impiccano, picchiano e offendono? Non capite che ogni sparo è mirato al Corpo di Cristo?[1]
Dopo questo discorso Florenskij verrà arrestato e rilasciato solo grazie all’intercessione di G. A. Racinskij.  Ma già da quest’omelia possiamo intendere come in Florenskij sussistano una profonda passione evangelica unita all’impegno per le situazioni sociali e politiche. In altre parole, all’annuncio del Vangelo segue una denuncia dei segni dei tempi. Ed è particolare anche notare come ciò che tiene insieme l’annuncio e la denuncia sia la vita spirituale. Dove per vita spirituale non intendiamo un animismo disincarnato ma un fulcro propulsore di tutte le energie presenti in ogni uomo e che brillano in tutte le loro sfaccettature. La realtà, dunque, è un poliedro in cui la luce dello spirito si imbatte producendo riflessi di ogni colore e gradazione. E ci accorgiamo che non è un annuncio disincarnato per due motivi. Da una parte perché Florenskij stesso ammette di aver ricevuto l’aiuto di una guida spirituale che rimarrà impressa nella sua memoria, lo starec Isidoro del Monastero di Getsemani. Una figura che influenzerà molto la sua vita, che lo guiderà nei primi anni dell’Accademia Teologica e a cui Florenskij stesso dedicherà una žitie (vita), ovvero un’agiografia dal titolo Il sale della terra. Vita dello starec Isidoro. Sarà questo monaco a riportare Florenskij ad un realismo simbolico, a farlo alimentare della vita spirituale che scaturisce dal Vangelo. Dall’altra parte, invece, ci accorgiamo del realismo di Pavel Florenskij dal fatto che egli abbia pagato di persona per le sue parole. È strano, infatti, notare che mentre da giovane pronunciava quest’omelia dicendo che color che vengono fucilati sono Corpo di Cristo, dopo un po’ di anni subirà anche lui la stessa sorte, diventando Corpo di Cristo Fucilato, nel 1937. Ma ciò che sarà lo sperimenterà già in questi anni con l’arresto, proprio a causa del Vangelo, proprio per aver coniugato passione evangelica e passione politica, annuncio e denuncia, segni dello Spirito e segni dei tempi.

 



[1] P. A. Florenskij, Il grido del sangue, in Id., Il cuore cherubico. Scritti omiletici, filosofici e mistici, San Paolo, Cinisello Balsamo 2014, p. 209.

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