Sotto il segno della discontinuità 1. Una ferita all'opera

Una lettura del pensiero di Pavel Florenskij può essere svolta sotto il segno della discontinuità, della rottura, del confine, della conversione. Un rileggere l'opera florenskijana attraverso le sue fratture. La prima frattura, la più lampante, è quella legata all'incompiutezza della sua opera. Già verso la fine della sua vita, Florenskij percepiva che tutta la sua opera sarebbe stata distrutta, avrebbe subito una battuta d'arresto, una lacerazione peggiore della prigionia stessa. In una sua lettera del 10 marzo 1936, padre Pavel scriveva a sua moglie:
L'opera della mia vita è distrutta, e io non potrò mai, nè vorrò, ricominciare dall'inizio il lavoro di cinquant'anni. Non ne avrò la volontà perchè non ho lavorato per me stesso nè per il mio tornaconto, e se l'umanità, per amore della quale non ho mai conosciuto una vita mia privata, ha ritenuto possibile distruggere semplicemente ciò che è stato fatto per il suo bene e che non necessitava che degli ultimi ritocchi, ebbene tanto peggio per l'umanità. Ci provino loro a rifare ciò che hanno distrutto. Anche se in modo discontinuo, qualche libro mi arriva, e mi rendo conto che altri ora cercano di risolvere quelle questioni che sono già state trattate da me e da me solo, ma lo fanno alla cieca, a tentoni. Naturalmente, ciò che io ho fatto, verrà, parzialmente e a poco a poco, rifatto da altri, ma ci vorranno tempo, forze, denaro e l'occasione giusta. Pertanto, distruggendo quanto era stato fatto nella scienza e nella filosofia, la gente si è punita da sè, perchè dunque dovrei preoccuparmi di me stesso?
P. A. Florenskij, Non dimenticatemi. Lettere dal gulag del grande matematico, filosofo e sacerdote russo, Mondadori, Milano 2013, p.252-253.
Una lettera carica di dolore dinanzi alla rottura che Florenskij subisce nel proprio lavoro. Una battuta d'arresto che lo costringe, quasi, alla disperazione. Un primo elemento di discontinuità è l'opera stessa di Florenskij, essere stato costretto ad interrompere il suo lavoro. Una prima ferita amara da subire, tuttavia una ferita feconda, una ferita che porterà altri a proseguire sui suoi passi, nella sua opera. La prima discontinuità, una ferita che genera vita, una ferita dolorosa, una ferita fertile.
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