L’intensità dell’amore: un sole all’improvviso




Come il sole all’improvviso di Zucchero appartiene all’album Rispetto del 1986. Una canzone che potrebbe sembrare datata ma che rivela tutta la sua intensità, non solo per la forma poetica ma perché indica un modo di essere al mondo. Il punto di partenza è sempre la fisicità del corpo. Camminare, lavorare, guardare, sono tutte azioni che provocano una certa dose di dolore. Ma non per le azioni in sé, quanto perché queste azioni vengono prolungate per tutta l’estensione del mondo. Sono azioni che provengono da una intensità del voler essere al mondo, da un non lasciarsi passare nulla sulla propria testa, ma attraversare tutto e tutti. L’azione del camminare, del guardare, del lavorare implicano una scelta fondamentale che è quella di essere radicato nella terra, di viverla con intensità. Ed è questa intensità che provoca il dolore fisico ma, al tempo stesso, anche il dolore di tutto il corpo. La sofferenza, allora, questa volta non è un enigma indecifrabile, ma è provocata da un desiderio di essere nel mondo, di intesserlo con le proprie azioni. È questo impatto con la realtà che provoca dolore.
Il camminare, il lavorare, il guardare, infatti, non sono solo azioni comuni a tutti gli esseri umani, ma è un camminare, un lavorare, un guardare che provoca dolore, perché ci fa rendere conto della realtà in cui siamo. Allora, l’azione del camminare implica una scelta, per cui si è disposti anche a soffrire, non solo come causa di quella scelta, ma come intensità della scelta stessa. Non riusciamo mai a misurare l’intensità delle nostre scelte fino a quando non soffriamo per essere, perché è la sofferenza che ci spinge ad un maggior riconoscimento della verità delle nostre scelte e di quanto queste influiscano sulla realtà. Ovviamente, qui non stiamo parlando di quelle sofferenze fisiche legate alla malattia, alla contesti di degrado umano e ambientale. Stiamo parlando di una sofferenza che è presa di coscienza di una scelta. Ma la scelta non dice solo la sua conseguenza, ma anche il suo fondamento.
La tensione provocata dalla sofferenza per le proprie scelte non ci lascia nella disperazione della sofferenza stessa, ma ci apre al fondamento della nostra scelta. E il fondamento di ogni scelta per cui siamo disposti a soffrire rimane sempre e comunque l’amore. L’intensità della scelta è misurata dall’intensità dell’amore per quella scelta. Solo in questo modo, la sofferenza non diviene un elemento che affossa le nostre motivazioni, ma che le purifica, le mette in risalto, le fa brillare della loro più profonda bellezza. Per dirla con un’immagine, è come quando andiamo a dormire con una enorme stanchezza sulle spalle che ci fa sentire, al tempo stesso, vuoti e soddisfatti. Perché quel vuoto non indica una nostra mancanza, ma il piacere di aver speso la propria giornata per qualcun altro, per il nostro lavoro. Infatti, tutte le azioni di cui parla Zucchero, anche quando non sembra, sono rivolte sempre all’esterno. Il camminare, infatti, diviene un domandare fino a quando non ci saranno più risposte. Il lavorare è sempre direzionato verso un’alterità come le mani stesse. Il guardare è proprio il trampolino verso l’esterno, verso ciò che abbiamo dinanzi, verso il mondo e le persone che ci circondano.
Se il fondamento di ogni scelta, dunque, è e rimane l’amore, Zucchero paragona l’intensità di questo amore ad un sole all’improvviso. L’amore è una luce. Ma non una luce pallida, una luce smorta, come neanche una luce che rimane ferma ai bordi di una candela. La luce dell’amore è il sole all’improvviso, un bagliore, uno splendore inatteso, una gloria che si manifesta. E non c’è nulla di più simile a questa gloria per raccontare come Dio stessa entra nella nostra vita. Una gloria che risplende, che non rimane ferma, ma che ci inonda con tutto il suo vigore. Così è la gloria di Dio che troviamo nelle Scritture, quella gloria in cui è stato chiamato Isaia, che ha elevato Ezechiele, che Cristo stesso ha fatto risplendere sul Tabor. La sofferenza dell’essere umano, la sua fatica di essere nel mondo, viene così rischiarata dalla gloria di un Dio che ha fatto esperienza della stessa sofferenza umana, in Cristo Gesù. Ed è lui il sole all’improvviso, in grado di far scoppiare ancora il cuore. Perché all’opposto di questa scelta c’è solo quella di non amare, per non farci scoppiare il cuore, per non provare dolore, in una parola, per essere morti prima del tempo. Perché la misura della vita è nell’intensità del nostro amore.

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