Viva la libertà di Adriano Arcadio
Chissà.
Forse anche noi abbiamo immaginato di scrivere una lettera ad un personaggio
del passato. Per raccontargli qualcosa, per spiegare le nostre visioni del
mondo. Per criticare un suo pensiero. Per condividerlo. È quello che fa
Silvano Fausti nel libro “Lettera a Voltaire. Contrappunti sulla libertà”. Egli
immagina di essere un gesuita del periodo in cui ha vissuto il filosofo
francese. Si firma Anonymus. È
qui già il primo messaggio che l’autore ci vuole dare. Una contrapposizione tra
la fama conquistata da Voltaire, tanto da scandire il tempo ante e post Voltaire mortuum, e la fine
sconosciuta che farà questo gesuita chiamato ad annunciare il Vangelo tra le
popolazioni Americane degli Irochesi e Uroni. Ma cos’è che porta il nostro
autore a scrivere questa lettera fittizia?
Questo
libro è il testamento spirituale di Silvano Fausti. Purtroppo non riuscirà
neanche a vederne la pubblicazione. Siamo nel 2015. Un tumore sta consumando il
nostro gesuita. Accade un fatto terribile. A Parigi. In Francia. Alcuni
fondamentalisti islamici attaccano la sede del giornale satirico Charlie Hebdo
mietendo vittime. Da lì si è scatenata una accesa discussione su cosa sia la
libertà. La libertà è proprio il tema centrale del libro. Silvano Fausti ha
voluto dire la sua “scomodando” il conclamato campione della libertà in
Francia: Voltaire. Senza essere
eccessivi possiamo definire questo scritto la sintesi di tutto il cammino di
Fausti. Che cos’è dunque la libertà?
“Libertà
è la condizione propria di figli che hanno relazione positiva a monte con
padre\madre e a valle con fratelli\partner. Per questo, prima della libertà,
c’è l’essere figli e quindi fratelli, diversi ma uguali a madre\padre, tutti di
pari dignità”. Ecco il succo del discorso. La libertà non può essere declinata
da sola. Ha bisogno di due sorelle: l’uguaglianza e la fraternità. Niente di
nuovo. Fausti riprende gli ideali della Rivoluzione francese. La rivoluzione
laica per eccellenza. Ma cambia l’ordine. “Pongo prima la fraternità. Senza la
quale il resto è vacuità”. Al contrario di ciò che la cultura odierna ci vuole
propinare libertà non è individualismo. Libertà è condivisione, è dono. È scelta di Amore.
Il
grande problema odierno è che si va in confusione. “Oggi la gente, anche di
cultura, parla di libertà e libero arbitrio come fossero sinonimi. […]
Confusione letale, che riduce libertà ad arbitrarietà. Il libero arbitrio è la possibilità di fare il bene o il male. Di
amare e dar vita o odiare e dar morte. Si tratti di padre\madre, figlio,
fratello, partner, prossimo e forestiero. Libertà è usare il libero arbitrio
per amare”. Libertà allora, un mistero più grande. “È nostro marchio divino, possibilità di amore è vita, dono e
perdono, grazia in e sopra ogni disgrazia. È la sete di ogni cuore. Non c’è
acqua che possa dissetarla, se non la sorgente dell’amore”. Essere liberi
significa dunque scegliere. Voltaire viene interpellato perché storicamente è
stato lo spartiacque. La storia non ha conosciuto scrittore più dissacrante e
anticlericale, il quale ha fatto scuola per i secoli successivi. Silvano Fausti
passa sinteticamente in rassegna i momenti successivi all’Illuminismo. L’uomo
si doveva essere affrancato dalla religione. Doveva essere finalmente libero. E
invece è risultato essere ancora più schiavo. Non ha eliminato Dio dalla
propria vita ma lo ha solo sostituito con altri dei. Idolatria. Il peccato
vecchio quanto l’uomo. Ha preso il sopravvento la Dea Ragione. I suoi vessilli
furono portati da rivoluzionari francesi e da Napoleone. Un’ecatombe scaturì al
loro passaggio. Simbolo di quest’epoca fu la ghigliottina. Capace di dividere
la testa dal cuore. È il secolo dell’esaltazione della Razionalità, della
testa. La Dea Ragione lasciò il
posto al Dio Benessere, che può essere definito così solo da chi sta bene, e
diventa malessere per chi sta male. Oggi facciamo i conti con la Dea Tecnologia
che divora tutto e rende l’uomo pura funzione e che genera quella che è
definita la guerra mondiale a pezzi. Figlia della Dea Ragione è l’Ideologia. Il
peggiore dei mali dell’uomo. Essa rende ciechi e malati. Identifica l’uomo con
le sue idee. Lo aliena dalla realtà.
Non
esiste ateismo scientifico. “Ciò che non esiste non si può né mostrare né
dimostrare”. “La causa dell’ateismo è altra: la falsa immagine di Dio”. Essa ci
è inculcata da colui che ci è nemico. Il diavolo. “Il suo nome viene da
dia-ballo. È
il divisore: divide l’uomo da sé, dagli altri, da Dio. Siccome l’essere è relazione,
la divisione è morte, inferno e solitudine, male ontologico, che precede lo
stesso “peccato originale”, generatore di ogni altro male. Dio vi rimedierà
creando la coppia. Il diavolo è come la ghigliottina: divide testa da corpo,
cervello da cuore, idea da vita, teoria da prassi e ognuno dall’altro”. Come si
guarisce da tutto questo? È
un tocco che ci salva come sempre. “Come in ogni tocco, uno diventa l’altro e
viceversa. Il limite e il male, non emarginato ma accolto, è passaggio da morte
a vita, da immondizia a purità”. È la relazione con il Figlio che ci salva. La
Bibbia è un lungo cammino di liberazione.
Dio
ci tiene alla libertà dell’uomo e fa il tifo per essa. Anche quando sbagliamo,
anche quando non scegliamo il bene. “Vivere è l’arte di una liberazione
continua da ciò che c’è di più. Ogni schiavitù di intelletto e volontà, ogni
ignoranza e vizio, è sempre un di più da togliere. Non è il supplizio di
Tantalo. Al contrario: è la gioia di crescere ogni giorno di più in libertà di
amare”.
Commenti
Posta un commento