La trasfigurazione: un tassello fondante 3. La trasfigurazione e il progresso nella tradizione russa



Tenendo presente come, soprattutto per la Chiesa d’Oriente, l’episodio evangelico della Trasfigurazione costituisca un tassello fondamentale per la comprensione non solo della teologia, ma di tutta la vita di Cristo, guardiamo ora alla tradizione omiletica ed esegetica, in particolare della tradizione russa. Aleksandr Sorokin, infatti, fa notare come nella tradizione russa e nella cultura russa in generale, un posto privilegiato è dato alla Trasfigurazione. Molte sono, infatti, in Russia le chiese dedicate allo Spaso-Preobraženskij, al Salvatore Trasfigurato. Basti ricordare i celebri monasteri delle Solovki e di Valaam a Mosca. Questo perché, scrive Sorokin:
Nella coscienza dei cristiani ortodossi russi, nel corso dei vari secoli, la festa della Trasfigurazione, assieme al profondo contenuto spirituale a essa collegato, rientrava nel novero di quelle idee e di quei valori teologico, e in senso più ampio anche culturali, considerati cruciali e dotati di un significato che potremmo definire produttore di senso, ovvero in grado di determinare anche molti altri contesti e concetti estetici e morali.[1]
La teologia ortodossa, quindi, è imbevuta di una riflessione sulla Trasfigurazione, ma secondo Sorokin è tutta la cultura russa che ha recepito l’episodio della Trasfigurazione nella sua etica ed estetica. Avviene qui, che un episodio prettamente evangelico, diviene simbolico per tutta la cultura, tanto da divenire non solo il fondamento dottrinale della dogmatica, ma anche il fondamento esistenziale della vita del popolo russo. Infatti, fa notare Sorokin che, la maggior parte delle tantissime chiese dedicate alla Trasfigurazione in Russia, sono state costruite nei luoghi più freddi o con un clima molto più rigido. Questo perché, secondo Sorokin, la Trasfigurazione ha suscitato e suscita ancora oggi l’idea che qualcosa possa cambiare, che stiamo attendendo che tutto venga trasfigurato, che tutto venga redento dal Salvatore. In questo modo, anche la natura fredda, sterile, rigida, può cambiare, può mutare, può essere trasfigurata, nello Spirito, solo e soltanto dal Padre che ha trasfigurato il suo Figlio.
Ora, se la trasfigurazione costituisce uno dei tratti essenziali della cultura russa, Sorokin ricorda come essa sia stata contrapposta all’idea di progresso. La relazione fra trasfigurazione e progresso, diviene allora la contrapposizione fra il pensiero religioso russo e il pensiero sovietico russo che proclamava l’idea di progresso più che di trasfigurazione. Citando l’archimandrita Ilarion Troickij, Sorokin mette in evidenza come l’idea della trasfigurazione opposta al progresso abbia da una parte caricato le persone di un’attesa, ma dall’altra abbia anche contribuito ad una specie di pigrizia conscia o inconscia nello stesso popolo russo. In altre parole, il russo è colui che attende la trasfigurazione, che la realtà intorno a lui sia trasfigurata da qualcun altro, mentre lui aspetta più che attendere. Tuttavia, se questo è il lato oscuro della medaglia non della trasfigurazione di per sé, ma dell’attesa della trasfigurazione, ecco che c’è soprattutto da affermare che essa non è qualcosa che viene posticipata nell’aldità, ma è una condizione esistenziale di molti asceti e anacoreti.
È il cammino ascetico che permette di essere trasfigurati, che allena l’individuo ad accogliere una trasfigurazione che proviene da Dio. Per questo motivo, la pigrizia è solo una distorsione dell’attesa della Trasfigurazione, ed è come assimilare l’impassibilità del compimento con l’anestesia dalle passioni. Un’ulteriore differenza fra trasfigurazione e progresso è data da Sorokin riprendendo il racconto di Michail Bulgakov, Cuore di cane.
Nel famoso racconto fantastico di un grande scrittore russo del Novecento, Michail Bulgakov, Cuore di cane, l’eroe principale, un professore di medicina, decide di trasformare, mediante una serie di determinati esperimenti biologici, un animale – un cane da cortile – in un essere umano. L’esemplare sottoposto all’esperimento in effetti esteriormente si “trasfigura” in un uomo, impara addirittura a parlare e, in un certo senso, trova persino un suo ruolo all’interno della giovane società sovietica (la storia descritta è ambientata durante i primi anni del potere sovietico, precisamente negli anni venti). Ma in realtà, come poi si vede, pur essendo diventato un uomo esteriormente, in questo essere era rimasto “il cuore di cane” assieme ai modi di fare tipicamente animaleschi, cosa che si rivelò molto opportuna nell’incipiente corso sovietico. Come si chiamava il professore? Egli aveva un cognome indubbiamente molto eloquente: Preobraženskij (da Preobraženie, trasfigurazione).[2]
Riportando il racconto di Bulgakov, Sorokin ci spinge a guardare alla differenza fra progresso e trasfigurazione proprio in questa linea non di solo cambiamento esteriore, ma di trasformazione interiore dell’essere umano. Infatti, il greco per Trasfigurazione non è metamorfè, ma metanoiein, non solo cambiamento di forma, ma cambiamento essenziale, conversione. Dove la conversione non è data semplicemente da un cambiare il proprio look, o il proprio modo di parlare, o di vestirsi. Conversione significa cambiare se stessi, irradiare una luminosità altra, essere pienamente se stessi. E il primo passo per fare tutto questo è il pentimento, anzi il pentimento è lo sfondo su cui avviene la conversione stessa. Essere illuminati dalla luce della Trasfigurazione significa riconoscere che essa è troppo bella per noi. Ma non perché noi siamo nulla, ma perché la percezione di noi stessi è nella mancanza, nella fragilità, nella impossibilità che diviene possibile. Un esempio di tutto questo è proprio fra innamorati, dove l’uno non riesce mai completamente a credere che la bellezza dell’altro lo ami e che egli esista anche nella bellezza e per la bellezza dell’altro. Questa bellezza trasfigura, questa luminosità ci contagia e ci rende luminosi, a somiglianza di colui che è luce da luce, Cristo Gesù. Ed è a questa tradizione che si affianca sia l’esegesi che l’omiletica russa. Dove ogni uomo e ogni donna ritrova nella Trasfigurazione una bellezza amante.


[1] A. V. Sorokin, La trasfigurazione nella tradizione omiletica ed esegetica russa, in Aa. Vv., Il Cristo trasfigurato nella tradizione spirituale ortodossa. Atti del XV Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa, Qiqajon, Magnano (Bi) 2008, p. 105.
[2] Ivi, p. 111.

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