Un nuovo notabilato




Caro Pavel, non so se dalle tua parti ci sono le elezioni comunali. Non so ancora molto di te, perché immagino che tu viva un po’ qui e un po’ lì, in qualunque posto. Ma sai per noi che viviamo in città ad un certo momento arrivano le elezioni comunali. Non sempre arrivano per la scadenza di un mandato politico, anzi possono arrivare anche perché una amministrazione decade per i più svariati motivi. Ma ciò che ti voglio raccontare è come avvengono le elezioni politiche sia nel comune dove abito io sia, penso, nella maggior parte dei Comuni. Dopo la dissoluzione dei grandi partiti, dalla Democrazia Cristiana al Partito Comunista, passando per il Partito Liberale, si sono venuti a creare una serie di piccoli o grandi partiti nel corso della storia successiva che hanno portato a grandi o piccole alleanza, grandi o piccoli compromessi. Tuttavia, la situazione dei partiti era tale fino a qualche anno fa, ovvero fino a quando non sono nate nuove forme di partecipazione politica, dai movimenti alle liste civiche. Ebbene, con l’accelerazione mediatica e il dissolvimenti dei partiti assistiamo oggi a quello che potremmo definire un nuovo notabilato. Prima della istituzione dei partiti, soprattutto nei territorio medio-piccoli, chi governava era colui che veniva eletto perché conosciuto a livello sociale, perché aveva una certa dose di potere o anche per il fatto di essere una persona impegnata nella vita politica della sua città. Questo veniva chiamato notabilato, per cui venivano eletti coloro che erano conosciuti, i notabili della zona, dove per notabili si intende coloro che aveva un certo potere. Questo sistema poteva portare delle migliorie oppure, come spesso accadeva, poteva garantire una base istituzionale al potente di quel territorio e, quindi, consolidare ancora di più il suo potere. I partiti, seppur nelle loro mancanze strutturali o organizzative, nascono proprio per evitare l’accumulo del potere nelle mani di chi è già potente di suo, garantendo una sorta di esercizio democratico del potere. Perché la forza dei partiti non era nei suoi membri più o meno carismatici ma nell’idea a cui si rifacevano. Per cui dall’idea scaturiva un programma politico, dal programma uomini e donne formati per governare e amministrare, di qui una forma di gestione più o meno sufficientemente chiara della gestione del potere. Ebbene, con l’eliminazione dei partiti e la nascita delle liste civiche o dei movimenti, assistiamo ad una liquidità politica, dove l’idea che anima un movimento o una lista non è più chiara e definita come quella dei partiti. La maggior liquidità delle idee permette, così, un più ampio spazio di manovra permettendo alla gente non di votare un’idea, per non dire un programma, ma solo il leader, il capo della lista. Nei Comuni, soprattutto, si assiste ad un nuovo notabilato dove viene eletto chi è già conosciuto, dove il potere non si basa più su una conoscenza sociale, ma maggiormente su una conoscenza mediatica, per cui vince chi fa la voce più grossa. Ma non un’idea.

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